Durante il mio soggiorno a Baghdad nel settembre del 1993 quando fui invitato a suonare all'International Festival of music di Babilonia, incontrai l'allora Direttore del conservatorio di musica di cui non ho più avuto notizie dopo la guerra del golfo e di cui ometto il nome per ovvie ragioni. In quella occasione il Direttore suonò una composizione per pianoforte arabo su uno Steinway abbastanza malconcio ma che mi aprì un mondo: atmosfere marcatamente arabe suonate su uno strumento occidentale. Al mio rientro a Palermo decisi di iniziare la ricerca sull'uso del pianoforte nella musica classica araba e musulmana.
All'inizio mi sono dedicato allo studio della musica araba e musulmana sia dal punto di vista teorico che da quello pratico attraverso i miei viaggi, soggiorni, studi e concerti nel mondo arabo nel Magreb, in Medio Oriente e soprattutto andando più volte all'Istituto del Mondo arabo di Parigi dove ho trovato parecchio materiale e dove ad un certo punto scopro che esistono delle registrazioni molto rare di alcune composizioni arabe per pianoforte occidentale e per pianoforte arabo. Scopro anche che all'indomani del Congresso del Cairo del 1938, ma dopo aspre polemiche e dure resistenze da parte dei tradizionalisti, il pianoforte viene introdotto nella musica classica araba. è così che lo si trova in alcune orchestre in Egitto (quella di Mohammed Abdelwahab) e alcuni pianisti libanesi, algerini, egiziani cominciano a comporre musiche per pianoforte arabo. In effetti questi pianisti arabi pur riconoscendo le alte possibilità sonore del pianoforte, decretarono che l'unica possibilità di un suo utilizzo stava nella costruzione di un pianoforte arabo capace di creare gli intervalli di ¼ e ¾ di tono. Così furono costruiti dei particolari pianoforti arabi in accordo con una nota ditta di pianoforti tedeschi. Vennero fuori dei pianoforti forniti di particolari accorgimenti tecnici: diversi tipi d'accordature, l'uso dì due o più tastiere, pedali e manopole che spostano la meccanica, l'aggiunta di nuovi tasti e nuove corde, dando così la possibilità di creare i quarti di tono.
Alcuni di questi pianoforti li ho visti in foto e altri si trovano in un Museo del Cairo ma il fascino delle sonorità che vengono fuori è a mio parere irresistibile. è chiaro che un pianista occidentale non può suonarli come un pianoforte normale ma la logica esecutiva diventa quello di uno strumento assolutamente diverso. Da questa esperienza e da questa ricerca sono nati i miei due cd: Che vi sia pace e Note d'Oriente e una master class che ho tenuto in alcuni conservatori di musica e istituzioni musicali in Europa, Irak, Tunisia, Giappone, USA. Chi vuole approfondire l'argomento mi può contattare.